l'imprenditore può essere un supereroe?
Ascoltami qui:

Ps: questa è una semplice e grossolana trascrizione non rivisitata della puntata.

Diventa il supereroe che sognavi da bambino

Io non posso sapere chi sei, da dove vieni e a quale generazione tu appartenga.

Ma di una cosa posso essere certo.

Anche tu da bambino sognavi, o ti sei almeno una volta immedesimato in qualche eroe o supereroe coraggioso.

Forse sei cresciuto leggendo i fumetti di Super Man o guardando Jeeg Robot. Forse con Robin Hood o con Harry Potter. Non lo so, ma sono certo che anche tu almeno una volta nella tua vita hai sognato di essere il valoroso supereroe che difende gli indifesi, che combatte il crimine e fa dormire sogni più tranquilli la notte a tutti i cittadini.

Dico bene?

Non so e qui ti chiedo scusa come farti diventare un supereroe mi dispiace. Non ho i superpoteri e non conosco nessuna fantomatica tecnica per farteli avere.

Ma andiamo a vedere il motivo, i valori e gli ideali che ti portavano a schierarti dalla parte dei buoni e cerchiamo di trasmettere questi valori nella tua azienda.

Parlo di eroi convenzionali, che ora non vanno neanche più tanto di moda, ma pensiamo comunque allo stereotipo di eroe immacolato dall’anima limpida senza peccati.

Un supereroe non agisce per vendetta o gloria personale. 

 

Agiscono per amore del prossimo o perché hanno una missione più grande del risentimento provato verso una singola e persona o per qualche svariata ragione si sono trovati con dei poteri.

E come diceva qualcuno: “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità

Fatto sta che non agiscono per vendetta e nemmeno per gloria personale.

E dovremmo farlo anche noi.

Ma noi non stiamo facendo azienda per vendicarci. Non vuoi avere successo per dimostrare al tuo ex capo che ti ha licenziato o alla ex ragazza che ti ha dato del fallito che in realtà sei un genio. Vuoi che la tua azienda vada bene perché devi portare la pagnotta a casa, devi pagare e l’ultimo modello di smartphone a tuo figlio.

Non vuoi aumentare le vendite per schiacciare quei “cattivoni” dei tuoi concorrenti e dimostrare che tu sei il più bravo e più bello di tutti.

Vuoi aumentare le vendite perché sai che il tuo prodotto può davvero migliorare la vita dei tuoi clienti. Non combatti i cattivi ma puoi comunque fare del bene.

Vuoi vendere perché sai che con i tuoi prodotti porteresti gioia e felicità nelle case dei tuoi clienti. E lo fai perché il tuo prodotto funziona e perché sei un eroe che migliora la vita delle persone non perché vuoi far fuori la concorrenza e sbattergli in faccia hanno perso.

E qui arriviamo ad un secondo punto.

Ogni supereroe ha una missione da portare a termine.

 

Tutti gli eroi combattono una loro grande battaglia.

  • Sei un commercialista? Sogna di sconfiggere per sempre evasione fiscale.
  • Vendi mattoni? Sogna di mettere un tetto sopra la testa a chiunque.
  • Hai una palestra o un centro fitness? Ambisci ad eliminare per sempre i problemi di peso nel mondo.

E attenzione non sto dicendo questo per un motivo puramente motivazionale, non è un ambizione fine a se stessa.

Devi avere una motivazione importante, una mission così grande perché ai tuoi clienti non basta più sapere che cosa vendi. I clienti oggi vogliono sapere perché lo vendi e come mai sei diverso dagli altri.

Siamo invasi di proposte e offerte tutti tutti i giorni. Di fronte ad una spesa abbiamo l’imbarazzo della scelta. Quindi se devo scegliere fra due prodotti praticamente uguali e allo stesso presso, sceglierò l’azienda che è più in linea con i miei valori e i miei ideali.

I tuoi clienti vogliono sapere chi ci sta dietro il prodotto. Questo implica per forza di cose metterci la faccia ed esporsi.

Ma per farlo devi avere una motivazione grande. Devi avere una mission che possa farmi dire:

“A questa persona sì che voglio dare i miei soldi”.

Ma capisci che se la tua mission fosse limitata a “voglio diventare ricco e famoso per comprarmi la ferrari e mostrare il dito medio ai professori che non credevano in me” non basta?

Ma per avere una missione bisogna fare un grosso lavoro preliminare di vision, di mission e di cultura aziendale. Troppe aziende si muovono senza una chiara direzione in testa.

Oltre a scrivere mezzo paragrafo in qualche sezione nascosta del sito, avete un documento interno dove è spiegata con precisione la vostra visione, gli obiettivi a lungo periodo, i valori che volete portare avanti, gli ideali sulla quale si fonda tutta l’azienda e l’operatività in seguito dell’azienda.

Non dobbiamo tutti voler cambiare il mondo, ma tutti dovremmo avere dei valori e degli ideali per la quale lottare. Che cosa ci spinge tutti i giorni ad alzarci? Per quale motivo hai davvero voluto fare impresa?

Oltre alla parte più ideologica dobbiamo comunque dare un minimo di riscontro pratico in questi documenti. Dobbiamo tracciare una direzione PRECISA. E nella mission, così come nei patti parasociali nel caso ci sia più di un socio e più di un’azionista va definita quella che è la direzione da prendere.

Definiamo che fino al raggiungimento di tale utile nessuno preleva un centesimo. Quando l’azienda sarà cresciuta del 100% pianifichiamo in anticipo che bisognerà provare ad aprire un’altra sede all’estero.

Nel caso un socio abbandoni la società deve cedere metà delle quote ad un socio e il rimanente andrà venduto tramite l’intermediazione e l’approvazione degli altri soci a delle persone esterne.

Fino a quando non avremo venduto almeno 1000 prodotti non lanceremo nessun altro prodotto.

Prima di ogni decisione strategica deve essere convocato un comitato direttivo composto da: tizio, caio, e il responsabile dell’ambito coinvolto.

Anche la gestione del personale, nel caso ci siano dei processi o delle procedure particolari vanno concordate prima.

Ogni tre mesi si fa una valutazione di ogni singola persona. Non si fanno contratti più lunghi di 6 mesi. Nessuno deve lavorare più del 80%. Si lavora ad obiettivi e non ad orari. Ogni persona a fine giornata deve fornire un resoconto del lavoro svolto in giornata.

Nel caso di modalità particolari lo si specifica subito.

In ogni caso come i supereroi devi avere una missione da inseguire.

I supereroi hanno dei superpoteri, sono quasi invincibili.

 

Perché delle grosse motivazioni non accompagnate dai giusti prodotti, dalle giuste strategie, da una buona gestione manageriale e finanziaria, non ce ne facciamo nulla.

È un attimo passare dal voler essere Capitan America a diventare Capitan Mutanda.

Quindi oltre al perché lo facciamo bisogna lavorare sul come lo facciamo.

Non voglio far diventare questa puntata una lezione di posizionamento, ma posizionatevi, andate ad occupare un verticale ben definito di mercato e comunicate in continuazione come mai siete diversi dal resto del mondo.

Altrimenti per quanto il nostro prodotto sia bello e di qualità, sempre che lo sia e già non è scontata come cosa, ma fino a quando non riusciamo a trasformarlo in qualcosa di davvero super, dando una chiave di lettura diversa dal resto dei concorrenti è difficile.

E queste differenze vanno comunicate. Ma comunicate per davvero.

Basta investire solo in comunicazione statica: loghi, sitoweb vetrina, insegne, slogan e payoff, biglietti da visita, packaging…

Tutte queste attività, che vengono chiamate di “visual hammer” aiutano a definire e rafforzare l’identità di un’azienda. Ma queste attività devono essere accompagnate da attività che portano queste comunicazioni ad un pubblico.

Io posso commissionare i biglietti da visita al miglior grafico di questo pianeta, ma poi questi biglietti da visita devo anche distribuirgli

Posso rifare il sitoweb investendo un capitale, ma poi devo anche investire per portare le persone sul sitoweb.

La comunicazione nasce per spostare un messaggio da un punto a ad un punto b, deve essere qualcosa di dinamico non di statico.

Però attenzione anche a come comunichiamo in queste comunicazioni attive. Non basta riempirci la bocca di paroloni “siamo bravi, professionali, leader, cultori della qualità” bisogna dimostrarlo. Hai dei superpoteri? Allora usali.

Scrivimi un libro dove dai dei consigli ai tuoi clienti, apri un blog dove offri uno spunto ogni settimana, registra un podcast, fai quello che vuoi ma dimostralo.

Fammi vedere i tuoi superpoteri!

Onestà

 

Tutti gli eroi (almeno quelli convenzionali) sono delle brave persone, che piuttosto si prendono una pallottola in testa ma non ti diranno mai una bugia, non ti faranno mai del male se possono evitarlo.

Ed è la stessa cosa in azienda. I clienti non vanno fregati in nessun modo.

«Ti vendo tutto quello che posso anche se non te ne fai assolutamente nulla»?

Adesso non voglio discutere sull’aspetto etico e morale della questione. Voglio piuttosto trattare l’argomento sotto un punto di vista puramente “business”.

Come mai ogni volta che ci chiama un consulente assicurativo a freddo abbiamo la pelle d’oca? Come mai ogni volta che provano a venderci qualcosa ci mettiamo sulla difensiva? Come mai appena vediamo un turista aumentiamo i prezzi nello scontrino? 

Potrà sembrare un discorso banale, potrai pensare “Cristian lo so che devo essere onesto con i clienti” e allora spiegami la brutta reputazione dei venditori. Spiegami lo stereotipo dell’imprenditore squalo senza cuore. 

Perché per decenni ci hanno propinato ogni pacco possibile e immaginabile. Perché da sempre il venditore cerca di tirare acqua al suo mulino, cercando di appioppare qualsiasi cosa a chiunque pur di ricavarne qualche spicciolo. 

Quindi non trattare il cliente come fosse un fesso. Elimina da tutti i tuoi piani qualsiasi strategia che possa in qualche modo, anche se in maniera leggera “fregare” il cliente.

Perché non dovresti cercare di fregare un cliente?

1) Il passaparola negativo.

Ho spiegato più volte che il passaparola non sia spontaneo se non in delle rare eccezioni. Sei tu imprenditore che devi mettere le basi per far sì che il passaparola si inneschi. Sei tu che devi fornire i giusti strumenti ai tuoi clienti per far sì che parlino della tua azienda.

Ma attenzione. Il passaparola quello positivo, quello che fa bene alle nostre tasche e alla nostra reputazione non è un fenomeno spontaneo. Tuttavia (ahimè) il passaparola negativo è un’eccezione. Un cliente insoddisfatto non avrà bisogno di nessun incentivo per farti una pubblicità cattiva.

Inoltre oggi nel giro di pochi secondi un informazione può fare il giro del mondo, per tanto la rivalità di una critica è potenzialmente rapida, oltre che estremamente letale.

Il mio consiglio è di avere sempre un piano di Risk management nel caso di eventuali “scivoloni”, o per dirla all’americana eventuali “shitstorm”.

2) Un cliente fregato non torna più

Torniamo sempre lì. Ancora una volta a parlate di life time value, di quanto un cliente spenda in tutta la sua storia con l’azienda, quanto valore riesca a generare.

Le aziende di successo non cercano una botta e via con i clienti. Ma cercano una relazione stabile, fatta da tante piccole tappe, da tanti piccoli passi sempre più importanti. La spesa dei clienti è come una scalinata, che sale scalino dopo scalino. Ma capisci che se freghi un cliente questo non tornerà più da te?

Certo tu potresti essere soddisfatto nel breve periodo, tanto ormai gli hai venduto tutto quello che potevi. Invece no.

Perché prima o poi avresti potuto vendergli dei pezzi di ricambio, un rinnovi di abbonamento, un pacchetto ancora più esclusivo e così via.

E posso assicurarti che recuperare un cliente insoddisfatto o che si è sentito fregato non è affatto semplice.

 I supereroi si fanno sempre trovare pronti.

 

Sono sempre lì a combattere in prima fila. Siamo cresciuti con questi film dove non importava che ci fosse un’invasione alinea o un borseggiatore dietro un vicolo, l’eroe dopo pochi secondi arriva. E come mai arriva, non lo so e non mi importa avranno un radar, un fiuto o delle sceneggiature banali non lo so, ma so che i supereroi si fanno sempre trovare pronti.

E dovresti farlo anche tu.

Significa che quando un cliente ti invia un’email non aspetti due settimane a rispondere perché “così faccio la figura del figo che è sempre impegnato con tanto lavoro”, no, fai la figura del pirla non del figo così. Questo è un bel disservizio.

Significa che quando ti chiedono un preventivo tu lo fai subito, quando un utente si iscrive alla newsletter tu gli mandi subito un’email di benvenuto ricca di significato, devi farti trovare pronto e battere il ferro finché è caldo.

Significa che se sei il fornitore di un ristorante non puoi chiudere da giugno a settembre perché vai ad Ibiza tre mesi con la famiglia. Organizza dei turni frammentati, assumi del personale part-time, ma non puoi lasciare nella melma un cliente perché devi farti la tintarella.

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Cristian Boin
Manager in affitto, affianco gli imprenditori nelle loro avventure. Hai un progetto da avviare o da portare avanti? Allora potrei essere il compagno di viaggio che fa al caso tuo. Trasformo le idee in piani d'azione e i progetti in obiettivi da raggiungere.

Oggi ti suggerisco queste puntate:

Riferimenti di business

Riferimenti di business sbagliati #22

Riferimenti di business sbagliati: attento a chi prendi come esempio Osservare come opera un’azienda o una persona, anche al di fuori del nostro settore è utilissimo. Sono due i principali motivi per la quale dovremmo TUTTI e in maniera costante guardarci attorno: Prendere spunto da quello che sta funzionando in un’altra realtà Evitare di fare gli stessi errori Purtroppo in questo genere di analisi tendiamo a concentrarci unicamente nel punto uno, non imparando mai dagli errori altrui. C’è un altro errore ancora più grave: prendere spunto da dei riferimenti sbagliati. In diverse occasioni ho letto interventi che elogiavano le strategie di marketing e di comunicazione di alcuni riferimenti completamente sbagliati per un piccolo imprenditore, un consulente o un libero professionista. Quante volte leggo: “Amazon ha fatto questo allora lo devo fare anche io…” oppure: “Voglio comunicare come Fiorello perché è un genio del marketing sulla cresta dell’onda da 40 anni.” Non metto in dubbio che da Fiorello o da Amazon si possa imparare qualcosa o per lo meno prendere spunto, ma che ci piaccia o meno sono dei mondi completamente differenti. Esistono pochi Amazon nel mondo e Fiorello è un comico, non un’impresa commerciale. Librerie in crisi: la colpa è davvero di Amazon? Leggi ora l’articolo In questa puntata ho fatto un elenco di alcuni modelli di business o settori dalla quale purtroppo non ha senso prendere ispirazione e punto per punto proverò a darvi una motivazione. In ordine: Mass media e mondo multimediale. Tv, Radio, Cinema e stampa vivono di contenuti. Io stesso sto trasmettendo un concetto con un contenuto, questo non significa che debba prendere come riferimento una stazione radio per migliorare il mio podcast. Tra i contenuti di un’emittente televisivo e il video registrato da un imprenditore per fare content marketing non c’è nessun elemento in comune. Sono due sport differenti giocati con lo stesso strumento. Influencer, Youtuber e Blogger Anche in questo caso parliamo di riferimenti che operano in un mondo differente da quello aziendale. Ancora una volta abbiamo due sport diversi giocati con lo stesso strumento. Queste sono tutte professioni che vivono di visibilità. Un’azienda non vive delle dimensioni del pubblico ma della qualità di esso. Io capisco la facilità dell’inganno, un influencer vive di social network ed è quindi immediato pensare che possa essere un valido riferimento per come muoversi sui social network. Questo è un errore perché a livello strategico ed operativo cambia tutto. Vi faccio un piccolo esempio. Uno Youtuber in un video di pochi minuti potrebbe ripetere tre volte: “Ricordati di mettere mi piace al video, iscriviti al canale e attiva la campanella degli avvisi.” Un avvocato che registra un video dove spiega come funzionano le quote ereditarie non può fare una cosa del genere sarebbe una pagliacciata. Personaggi pubblici Il fatto che una persona gestisca la comunicazione di Cristiano Ronaldo non significa che sia una scelta saggia ingaggiarlo per gestire la comunicazione della tua impresa, non vuol dire nulla. Sono obiettivi completamente diversi. Qui inserisco anche cantanti e scrittori. O comunque chi vende contenuti di intrattenimento. Uno scrittore guadagna sulle copie di libri venduti e vive di questo, un consulente che pubblica un libro non guadagna un centesimo dai libri venduti, per guadagnarci bisognerebbe vendere un numero di copie altissime e di conseguenza affrontare temi di massa come i romanzi. Il libro e ne ho parlato nella puntata legata ai costi di acquisizione può servire per ripagarsi i costi di acquisizione di un cliente, andare in break-even nel processo di trasformazione di un contatto in cliente, non per marginarci. Per lo stesso motivo vi consiglio di non ingaggiare un social media manager che specializzato nella gestione dei profili degli influencer. Non che non siano bravi, anzi probabilmente a fare il loro lavoro saranno bravissimi, ma non c’entra nulla con la gestione di un profilo aziendale. Diverso è il caso in cui un professionista o un’azienda abbia competenze in entrambi i mondo. Brand storici e colossi digitali Uno dei riferimenti sbagliati più comune è quello dei grandi marchi o dei brand storici. Il fatto che Nutella, Adidas o Coca Cola implementino una determinata strategia per noi piccoli non ha davvero nessun significato. Parliamo di brand che sono riconosciuti da chiunque in qualsiasi parte del pianeta, quando ti conosce tutto il mondo e soprattutto tutto il mondo sa che cosa fai e che cosa vendi i tuoi obiettivi saranno altri. La grossa differenza tra le strategie di queste aziende e una PMI sono gli obiettivi, obiettivi che poi impostano tutta l’operatività. Un brand come Coca Cola principalmente ha l’obiettivo di ottenere sempre più visibilità, ricordarci che esistono ed essere sempre presenti. Come lo fanno? Sponsor nei programmi televisivi e nelle competizioni sportive, product placement nei film, cartelloni giganti a Times Square. E se notate anche queste pubblicità sono di solito molto semplici, magari c’è soltanto la scritta coca cola e basta. Invece una pmi non può permettersi una campagna senza un messaggio differenziante e una chiamata all’azione. Passatemi il concetto molto sempliciotto, ma possiamo dire che il marketing di questi colossi sia molto più semplice e meno strutturato rispetto all’attività che potrebbe fare un negoziante o un consulente per intenderci. possiamo invece prendere fortemente spunto dalla gestione manageriale di questi colossi. Ad esempio ritengo molto utile trarre spunto dalla loro gestione dei rischi. Formatori e coaching. Formatori e coach di qualsiasi ambito, non solo marketing e vendita, ma anche crescita personale, finanza, cura del corpo, fitness… qualsiasi genere di formazione. In particolare modo per chi ha fa formazione con un modello puramente scalabile e unilaterale. Che cosa intendo, formatori che vendono libri, video corsi, webinar pre registrate, ma è sempre un modello uno a tanti. Da chi organizza piccole mastermind o eventi dal vivo, lezioni di gruppo interattive è già diverso e possiamo prendere più ispirazione. Attenzione a non fraintendermi: non sto dicendo di stare alla larga da ciò che queste persone insegnano, dico di stare attenti a non prendere ispirazione dal marketing e le strategie di questi formatori. Non da

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Obiettivi di business importanti. Cristian Boin podcast

Obiettivi di business sani per aziende sane #23

Obiettivi di business sani per aziende sane Vediamo di fare finalmente chiarezza su quali siano i veri obiettivi di business che un’azienda dovrebbe avere. Da qualche mese sono docente del corso di preparazione all’esame federale in Web Project Manager. Questo percorso formativo apre pone le basi per diverse professioni: project manager, business developer, addetto alle comunicazioni, commerciale… >> 7 lezioni di project management Ieri è iniziato il modulo legato al marketing strategico. Abbiamo assegnato ad ogni allievo un’azienda del territorio e nei prossimi mesi dovranno elaborare un possibile piano strategico per far crescere queste realtà. Ho chiesto ai ragazzi di indicarmi quali potessero essere gli obiettivi da inseguire. Le risposte più in voga sono state: aumentare i mi piace e le condivisioni sui social network, far crescere i followers, ringiovanire la percezione del pubblico nei confronti del brand, rendere meno formale la comunicazione, avere una presenza multi-canale, integrare l’utilizzo di nuove tecnologie come la realtà aumentata e gli assistenti virtuali. Ammetto di essere rimasto spiacevolmente sorpreso. Tutti questi non sono obiettivi di business, con i mi piace non paghiamo gli stipendi. Alcuni di questi elementi potrebbero parzialmente aiutare a raggiungere un obiettivo, ma non possono essere degli obiettivi. Inserire un tocco di ironia e simpatia nei propri contenuti potrebbe alleggerire la fruizione di un contenuto, ma l’obiettivo di un contenuto rimane quello informare, formare o avvicinare un potenziale cliente, non di intrattenere il pubblico. Le persone non vi seguono per farsi due risate, per quello ci sono i comici e le serie tv.  Obiettivi di business sbagliati nascono senza dubbio da riferimenti di business sbagliati, bisogna stare attenti a chi prendiamo come esempio. Oggi voglio fare una lista di obiettivi veri e sensati di business. Non fa mai male un ripasso dei fondamentali, specialmente per chi sta avviando o ha avviato da poco una sua attività. Ormai sarete stufi di sentirmelo dire, io però non mi stufo di ripeterlo:  L’obiettivo numero uno di ogni azienda è aumentare il Lifetime Value (LTV) di ogni singolo cliente.    Motivo per la quale non possiamo permetterci la mentalità da venditore della strada che prova a rifilare ogni pacco possibile immaginabile e chi si è visto si è visto. Come in una relazione di coppia le storie vincenti maturano del tempo, non cerchiamo colpi di fulmini o avventure da una notte, noi cerchiamo un partner con cui condividere il resto della vita. Scomponendo il lifetime value troviamo due variabili sulla quale agire. Il primo è il life time, ovvero la durata di un rapporto tra un cliente e un brand. L’obiettivo di conseguenza sarà cercare di allungare il più possibile questo rapporto. Ad esempio la Disney ha acquistato i marchi Marvel e Star Wars per catturare l’attenzione degli adolescenti e non più solamente dei bambini. Ovviamente queste decisioni devono avere un senso e non collidere con il proprio posizionamento, i Plasmon per gli adulti erano e rimarranno un’idea sbagliata. L’unico modo per far durare una relazione è darsi da fare ogni singolo giorno. I sentimenti non vivono di rendita. L’altra variabile del LTV è il valore. Non basta allungare la permanenza di un cliente, bisogna anche aumentare il valore da lui generato durante questa permanenza. Come aumentare il valore di un cliente:   Aumentare la frequenza d’acquisto (e accorciare la distanza tra un acquisto e un altro) Aumentare il ticket medio per acquisto Aumentare il numero di acquisti Diminuire il costo di conversione (esempio: quanti appuntamenti con il commerciale sono necessari prima che un cliente rinnovi un contratto?) Questi sono obiettivi concreti che ogni azienda dovrebbe perseguire, non i cuoricini e il numero di filtri utilizzati in una foto. Tra l’altro sono tutti obiettivi quantificabili e misurabili con dei KPI.  Non ho sicuramente detto nulla di particolarmente innovativo, ora ditemi quanti di voi hanno questi dati nelle schede clienti? Mi volete dire che nel CRM avete davvero un dato che indica la frequenza d’acquisto o il ticket medio per acquisto? Un altro obiettivo primario di un’azienda sana dovrebbe essere aumentare il margine per ogni transazione. I margini sono sostanzialmente composti da due elementi: il prezzo e i costi totali. Quindi per aumentare i margini o aumentiamo il prezzo o diminuiamo i costi (contratti con fornitori, ottimizzazione dei processi interni, aumento della produttività marginale per risorsa, diminuzione degli sprechi…). Lo so che potrebbero essere ragionamenti scontati, allora spiegatemi come mai troppe aziende passano le ore a provare dei balletti da caricare su TikTok invece di contrattare con un fornitore. Ho capito che vogliono sembrare giovani e simpatici ma prima concentriamoci a fare impresa nel mondo reale, poi pensiamo ai balletti. Pensateci alla prossima riunione in cui sentirete qualche proposta assurda similare. Basta parlare di vile denaro, ora vediamo alcuni obiettivi che non hanno nulla a che vedere con degli indicatori di bilancio. Parliamo di attenzione al cliente. “Tratta ogni cliente con i guanti … Soddisfatto o rimborsato… Per i nostri clienti vogliamo essere come una famiglia” In linea teorica è tutto stupendo e so che vi piacciono molto queste frasi. In pratica però che cosa possiamo fare? Diminuire il tempo di risposta ad un’email Sposiamo il detto “diventa amico dei tuoi clienti” e poi impieghiamo tre settimane per rispondere ad un messaggio. Un amico che mi risponde dopo tre settimane è un amico che non vorrei avere. O peggio ancora non rispondiamo alle email. Non dovete sottovalutare le comunicazioni di servizio! Migliorare la qualità delle risposte e diminuire il numero di interazioni per risolvere un problema Ogni risposta data ad un cliente (o ad un potenziale cliente) deve essere completa, precisa e di oggettiva qualità. Per questo non possiamo assumere uno studente senza conoscenze che nel tempo libero risponde alle email al posto nostro. Ridurre il tempo d’attesa al telefono e in chat Anche io vorrei avere un numero verde sempre attivo o una live chat online 24 ore su 24, però non posso farlo e quindi non lo faccio. Come sapete per scelta lavoro da solo e lascerei in attesa per ore ogni richiesta di assistenza.

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Affianco gli imprenditori nelle loro avventure:
1) Stabiliamo una meta da raggiungere.
2) Tracciamo possibili rotte da seguire.
3) Prepariamo il necessario per partire.
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