Marketing a freddo funziona?
Ascoltami qui:

Ps: questa è una semplice e grossolana trascrizione non rivisitata della puntata.

Il marketing a freddo funziona?

Cristian ma cosa ne pensi del marketing a freddo?

Mi sono sempre piaciuti gli spoiler, sono una di quelle persone che prima di comprare un libro legge il finale.

Quindi vi svelerò subito che cosa penso del marketing a freddo.

Il marketing a freddo può funzionare per la legge dei grandi numeri, ma è il metodo meno efficiente di procedere, più fastidioso per i clienti e che genera il maggiore stressante ad un venditore.Questa settimana ho letto l’ennesimo post dell’ennesima persona che si lamenta di tutte quelle persone che su LinkedIn ti aggiungono e dopo pochi secondi ti mandano una richiesta a freddo.

Sarà capitato anche a voi di ricevere dei messaggi da persone sconosciute che vi propongo delle consulenze gratuite, di acquistare qualche prodotto miracoloso o di entrare a far parte del network di qualche azienda che rivoluzionerà per sempre il mercato e vi farà diventare ricchi. Il post che ho letto condannava questa tipologia di approcci che rientrano nel marketing a freddo. C’è ancora invece una minoranza di persone che difende questo genere di marketing. 

Nei commenti a questo post ho letto un commento che vorrei usare come spunto di riflessione per la puntata di oggi. 

“Scandalizzarsi per una richiesta di contatto a freddo su LinkedIn è come scandalizzarsi per la richiesta di appuntamento su un’app di incontri.”

In questa puntata commenterò questa affermazione, che io ritengo completamente senza senso. O meglio, l’analogia di per sé non sarebbe sbagliata, peccato che questo approccio non funziona in nessuno dei due casi. 

Per onestà devo dire di non essere un esperto di LinkedIn, quindi parlerò da utilizzatore e non da consulente. Allo stesso tempo non sono iscritto a nessun sito di incontri, ma sono cresciuto durante gli albori di Facebook e per un adolescente era a tutti gli effetti un sito di incontri.

Il problema è il mezzo, non il fine. Non è sbagliato iscriversi su LinkedIn per cercare nuovi clienti e non è sbagliato stare su Tinder alla ricerca di appuntamenti. 

Mi interessa stringere nuove relazioni commerciali e mi interessa conoscere nuove persone, ma questo non significa che ogni regola di buona educazione vada a farsi benedire.

Usciamo un attimo dal mondo della rete. Potrei avere bisogno di un’aspirapolvere nuova, questo non autorizza un venditore ad entrare in casa mia alle nove di sera, senza bussare e senza aspettare un mio consenso.
Dovrebbe presentarsi in orario consono, stringermi la mano e se e solo se dovessi mostrare un pizzico di interesse lo inviterei ad entrare. Il fatto che abbia bisogno del suo prodotto non lo autorizza a bruciare le tappe o a fregarsene del rispetto e della buona convivenza.

Questo accade anche sui siti di incontro. Il fatto di essere alla ricerca di nuove conoscenze non implica uscire con chiunque. Non accetterò  alla cieca la richiesta di appuntamento di una persona che non conosco e per la quale non nutro nessun interesse.

Quindi come si ottiene un appuntamento su Tinder?

Bisogna farsi notare, avere un approccio educato, corretto e provare a stupire la persona. Poi si instaura una conversazione, si conversa per qualche giorno, ci si conosce a vicenda e solo dopo qualche giorno potremo chiedere un appuntamento: non possiamo chiedere un appuntamento al primo messaggio!

Lo stesso accade tra azienda e cliente, dove la propensione all’impegno aumenterà gradualmente passo dopo passo.

Quindi come si ottiene un contatto SANO su LinkedIn senza ricorrere al marketing a freddo?

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Cristian Boin
Manager in affitto, affianco gli imprenditori nelle loro avventure. Hai un progetto da avviare o da portare avanti? Allora potrei essere il compagno di viaggio che fa al caso tuo. Trasformo le idee in piani d'azione e i progetti in obiettivi da raggiungere.

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Tra i contenuti di un’emittente televisivo e il video registrato da un imprenditore per fare content marketing non c’è nessun elemento in comune. Sono due sport differenti giocati con lo stesso strumento. Influencer, Youtuber e Blogger Anche in questo caso parliamo di riferimenti che operano in un mondo differente da quello aziendale. Ancora una volta abbiamo due sport diversi giocati con lo stesso strumento. Queste sono tutte professioni che vivono di visibilità. Un’azienda non vive delle dimensioni del pubblico ma della qualità di esso. Io capisco la facilità dell’inganno, un influencer vive di social network ed è quindi immediato pensare che possa essere un valido riferimento per come muoversi sui social network. Questo è un errore perché a livello strategico ed operativo cambia tutto. Vi faccio un piccolo esempio. Uno Youtuber in un video di pochi minuti potrebbe ripetere tre volte: “Ricordati di mettere mi piace al video, iscriviti al canale e attiva la campanella degli avvisi.” Un avvocato che registra un video dove spiega come funzionano le quote ereditarie non può fare una cosa del genere sarebbe una pagliacciata. Personaggi pubblici Il fatto che una persona gestisca la comunicazione di Cristiano Ronaldo non significa che sia una scelta saggia ingaggiarlo per gestire la comunicazione della tua impresa, non vuol dire nulla. Sono obiettivi completamente diversi. Qui inserisco anche cantanti e scrittori. O comunque chi vende contenuti di intrattenimento. Uno scrittore guadagna sulle copie di libri venduti e vive di questo, un consulente che pubblica un libro non guadagna un centesimo dai libri venduti, per guadagnarci bisognerebbe vendere un numero di copie altissime e di conseguenza affrontare temi di massa come i romanzi. Il libro e ne ho parlato nella puntata legata ai costi di acquisizione può servire per ripagarsi i costi di acquisizione di un cliente, andare in break-even nel processo di trasformazione di un contatto in cliente, non per marginarci. Per lo stesso motivo vi consiglio di non ingaggiare un social media manager che specializzato nella gestione dei profili degli influencer. Non che non siano bravi, anzi probabilmente a fare il loro lavoro saranno bravissimi, ma non c’entra nulla con la gestione di un profilo aziendale. Diverso è il caso in cui un professionista o un’azienda abbia competenze in entrambi i mondo. Brand storici e colossi digitali Uno dei riferimenti sbagliati più comune è quello dei grandi marchi o dei brand storici. Il fatto che Nutella, Adidas o Coca Cola implementino una determinata strategia per noi piccoli non ha davvero nessun significato. Parliamo di brand che sono riconosciuti da chiunque in qualsiasi parte del pianeta, quando ti conosce tutto il mondo e soprattutto tutto il mondo sa che cosa fai e che cosa vendi i tuoi obiettivi saranno altri. La grossa differenza tra le strategie di queste aziende e una PMI sono gli obiettivi, obiettivi che poi impostano tutta l’operatività. Un brand come Coca Cola principalmente ha l’obiettivo di ottenere sempre più visibilità, ricordarci che esistono ed essere sempre presenti. Come lo fanno? Sponsor nei programmi televisivi e nelle competizioni sportive, product placement nei film, cartelloni giganti a Times Square. E se notate anche queste pubblicità sono di solito molto semplici, magari c’è soltanto la scritta coca cola e basta. Invece una pmi non può permettersi una campagna senza un messaggio differenziante e una chiamata all’azione. 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